Descrizione
Non si conosce con precisione come e quando sia stata eretta la cappella di San Giorgio in Lessolo, che la tradizione narra costruita dai nobili del paese.
L'erezione potrebbe anche risalire all'età longobarda. Di insedia¬menti longobardi nell'area di Lessolo si hanno peraltro precisi indi¬zi e S. Giorgio e S. Michele erano protettori della monarchia lon¬gobarda.
Fin dal 1044, nel diploma di fondazione e dotazione dell'Abazia di Santo Stefano d'lvrea, Lessolo vi concorre tramite il Vescovo; infatti nello stesso diploma si legge " ... in Lezulo massarias duos, cum sedinibus casis, cassaneeis, hortis, clausuria, campi e vinéis, pratis, silvis, castaneis "".
Questa è la prima notizia certa, per ora, dell'esistenza del paese di Lessolo. Se il vescovo Enrico donava terreni e case del vescova¬do a Santo Stefano, significa che Lessolo ed anche la cappella di S. Giorgio sono molto antichi.
La cappella di San Giorgio dipendeva in origine dalla chiesa di Brosso. Nel 1246 il canonico Rainero de Soleiro preposto d'Ivrea, che possedeva diversi beni in Lessolo, acquistati nel 1231, fonda¬va e dotava nella Cattedrale di Ivrea una prebenda col titolo di “Lexulo".
La cappella, prima dipendente da Brosso, poi dai canonici della cattedrale, venne eletta in parrocchia l'anno 1305 ad opera del vescovo Mons. Alberto Gonzaga da Mantova con patroni i Solerio di Ivrea e il primo parroco fu Giovanni di Lumaglio"'.
La cappella originaria era molto piccola, restò così fin dopo il 1305, poi avvenne qualche piccola modifica, ma i lavori di amplia¬mento iniziarono solo nel 1500. L'originaria cappella di S. Giorgio era rimasta intatta ed il suo altare era diventato l'altare maggiore della chiesa, attorno la cappella era stato eretto un corpo molto più ampio corrispondente alla navata centrale dell' odierna chiesa par-rocchiale; a questo corpo erano state aggiunte le cappelle dell' As¬sunzione per volontà del conte Ajmonetto di Brosso, la cappella di San Michele Arcangelo, la cui costruzione fu voluta dal conte Ber¬nardo Magnis con suo testamento del 1537, di S. Lucia, cappella a cui in seguito venne intitolata la confraternita dei cinturati, della cui fondazione non si sa nulla.
Intorno alla Chiesa sorgeva il cimitero, sommariamente protetto da un muro probabilmente insufficiente per le incursioni degli animali selvatici che allora vivevano nei boschi attorno al paese. Le sepolture all’interno della chiesa erano invece destinate agli ecclesiastici ed ai nobili nelle proprie cappelle private. Con l'ampliamento progressivo della chiesa, il cimitero diventò insufficiente quindi nel 1782 la Comunità realizzò quattro grandi tombe comuni, i cui resti sono ancora visibili ai piedi del campanile, utilizzate fino a quando, nel 1835, fu completato l’attuale cimitero.
I1 campanile si trovava a metà navata sul lato destro della chie¬sa, che era mancante della sacrestia (costruita poi nel 1742), e tutti i paramenti sacri erano conservati in un cassone nel coro di cui non risulta chiara la posizione, come anche delle cappelle dalle prime visite pastorali.
Interessanti sono invece le ordinazioni emanate dal vescovo dopo la visita, il 18 marzo 1583, con le quali i curati e la Comunità venivano invitati a "dar compita forma alla chiesa provvedendo la pavimentazione, spostando il presbiterio verso occidente, soffittan¬do la navata ed erigendo una sacrestia, il tutto entro il termine di sei mesi sotto pena ...” ma come vedremo in seguito passarono molti anni.
Non si hanno notizie precise in merito alla forma della chiesa nel Quattrocento e Cinquecento. Si apprende che nel 1600 l'accesso alla chiesa avveniva attraverso due strette porticine sullo stesso lato dove sorgeva il presbiterio ossia sui due fianchi della vecchia cappella di S. Giorgio poi incorporata nella chiesa parrocchiale. Questo spiega l'invito a spostare il presbiterio per l'apertura di una normale porta d'accesso alla chiesa.
Nonostante tutti questi ordini, tre anni dopo, il canonico: Govanni Sacco, delegato del visitatore apostolico Mons. Angelo Peruai nel 1585, trovò che ben poco era stato fatto: mancava il pavimento, la sacrestia, il confessionale, il cimitero era ancora aperto. Solo le volte erano state edificate, ma la chiesa, pur ampia e spaziosa, doveva essere imbiancata, le finestre erano completamene aperte ed il canonico Sacco ordinò di chiuderle con telai e tela cerata.
Nel 1616, Mons. Giuseppe Ceva nella visita pastorale vide che era in costruzione un nuovo presbiterio, e sul luogo della primitiva cappella di San Giorgio vecchio si era aperta la porta principale a cui se ne affiancava un'altra, secondaria. Sopra la prima porta era affrescata l'immagine di S. Giorgio, mentre sulla porticina laterale si trovava dipinta l'immagine della B. M. Vergine del Rosario, da cui si accedeva alla omonima cappella.
Nulla fu più fatto poi sino alla visita pastorale del 1671: mons. Truchi, visitando la chiesa, la trovò come detto "nimis obscura, et omnino informi», ed ordinò «totam ecclesiam reedificari cum choro versus mediam noctem, et facie versus meridiem intra duos annos proximos».
Considerata la povertà che regnò nel paese per tutto il '600, con la comunità eternamente alle prese con creditori da soddisfare e soldati da alloggiare, non c'è da stupirsi che le radicali soluzioni ordinate da mons. Truchi siano rimaste lettera morta, tant'è che la chiesa è tuttora girata dalla parte opposta a quella da lui desiderata.
Nondimeno lo sforzo della Comunità di Lessolo per rendere un po' più elegante la chiesa fu negli anni seguenti notevole: nel 1673 fu appaltata la costruzione di un nuovo, più ampio coro nonché il presbiterio, sopraelevato rispetto al livello della navata centrale.
La costruzione del coro può essere considerata l'ultimo atto della fase seicentesca, caratterizzata come detto dalla mancanza di una chiara idea sulla struttura da dare alla chiesa. Seguì un periodo di 15-20 anni in cui non abbiamo notizia di ulteriori lavori.
Lavori di una certa importanza furono svolti tra il 1685 ed il 1690: dopo una visita del vescovo, fu appaltata la costruzione della volta della navata centrale attuale, notevolmente più alta di quanto non fosse originariamente.
Poi, un nuovo periodo di stasi sembra calare sui lavori alla chiesa per la controversia tra la Comunità e i signori del luogo a riguardo delle due cappelle di S. Michele e dell'Assunta, di proprietà dei nobili. Queste nell'ambito della nuova struttura della chiesa andavano distrutte e sostituite con le navate laterali, ma non si riusciva a raggiungere un accordo su chi dovesse finanziare l'operazione.
La lite si trascinò a lungo, impedendo che la Chiesa assumesse un aspetto finalmente compiuto. L'altare di S. Michele porta la data del 1790, e non ci sarebbe da stupirsi che i lavori si fossero protratti sino ad allora.
Intanto, nel 1713, si decideva la costruzione del nuovo campanile con due campane, necessario dopo la distruzione di quello vecchio per far posto alla navata laterale destra. Il contratto venne però stipulato solo nel 1718, affidando l'opera all'impresario Pietro Jorio. Nel 1735 veniva aggiunto l’orologio e nel 1758 una terza campana più grande del peso di 550 kg che segnò l’inizio del calvario che afflisse le campane di Lessolo fino a fine novecento tra rotture, sequestri Napoleonici e le minacce di trasformazione in cannoni della prima guerra mondiale.
In tale data la struttura della chiesa aveva ormai raggiunto la forma attuale: finalmente completate le due navate laterali, comunità e chiesa avevano fatto costruire nel 1722 il pulpito, le due cappelle della Madonna delle Grazie e dei santi Clemente ed Antonio Abate. Non mancava che la sacrestia, cui la Comunità provvide nel 1742. La facciata fu invece completata qualche anno più tardi, con la costruzione del porticato (1755) poi l'allargamento della porta d'entrata (1753), la costruzione dell'Altar Maggiore (1768).
Furono questi gli ultimi importanti lavori in muratura compiuti nella chiesa parrocchiale. A metà dell’Ottocento, per la situazione economica e demografica del paese, la chiesa non rifletteva più nelle sue linee esterne assai modeste, le migliorate condizioni economiche del luogo e si rivelava via via sempre più insufficiente a contenere l'intera folla dei fedeli quindi fu preparato un grandioso progetto di ampliamento, ma non ebbe però seguito.
L' 8 novembre 1845 la comunità si decideva cosi a stanziare 2.000 lire, poi portate a 3.000, per l'ampliamento della chiesa mentre gli amministratori di questa erano pronti a spenderne 2.000, e altre 10.000 venivano di lì a poco magnanimamente offerte da due ecclesiastici della zona, il canonico Giuseppe Cignetti e il reverendo Martino Gedda.
Il 21 ottobre 1852 l'architetto Lomaglio di Ivrea presentava un suo progetto di ampliamento, oggi conservato nell'archivio parrocchiale, che prevedeva una spesa complessiva di circa 15.000 lire. Esse sarebbero andate nell'abbattimento dell'attuale facciata, e nella costruzione verso la piazza di un'ulteriore arcata della chiesa, la cui imponente facciata avrebbe dovuto essere nel più schietto stile neoclassico. Del progetto esiste poi una variante la cui costruzione avrebbe richiesto anche alcune modifiche nei muri di sostegno, del piazzale antistante, della strada per il cimitero, della casa parrocchiale e infine prevista, in tempi successivi, pure la costruzione di una cupola di discrete dimensioni.
Del progetto non si fece nulla per il deterioramento dei rapporti tra i pievani (don Rivarono e don Bonafide) e il Comune e più in generale tra la Chiesa e lo Stato (le leggi Siccardi del 1854).
Dal 1809 la chiesa possiede un organo, sostituito nel 1868, poi colpito da un fulmine nel 1885 ed elettrificato nel 1963. Nell’estate del 1986 all’organo, completamente revisionato, si aggiungono sette canne piccole per ottenere la totale efficienza: un lavoro di ben cinque mesi
L'erezione potrebbe anche risalire all'età longobarda. Di insedia¬menti longobardi nell'area di Lessolo si hanno peraltro precisi indi¬zi e S. Giorgio e S. Michele erano protettori della monarchia lon¬gobarda.
Fin dal 1044, nel diploma di fondazione e dotazione dell'Abazia di Santo Stefano d'lvrea, Lessolo vi concorre tramite il Vescovo; infatti nello stesso diploma si legge " ... in Lezulo massarias duos, cum sedinibus casis, cassaneeis, hortis, clausuria, campi e vinéis, pratis, silvis, castaneis "".
Questa è la prima notizia certa, per ora, dell'esistenza del paese di Lessolo. Se il vescovo Enrico donava terreni e case del vescova¬do a Santo Stefano, significa che Lessolo ed anche la cappella di S. Giorgio sono molto antichi.
La cappella di San Giorgio dipendeva in origine dalla chiesa di Brosso. Nel 1246 il canonico Rainero de Soleiro preposto d'Ivrea, che possedeva diversi beni in Lessolo, acquistati nel 1231, fonda¬va e dotava nella Cattedrale di Ivrea una prebenda col titolo di “Lexulo".
La cappella, prima dipendente da Brosso, poi dai canonici della cattedrale, venne eletta in parrocchia l'anno 1305 ad opera del vescovo Mons. Alberto Gonzaga da Mantova con patroni i Solerio di Ivrea e il primo parroco fu Giovanni di Lumaglio"'.
La cappella originaria era molto piccola, restò così fin dopo il 1305, poi avvenne qualche piccola modifica, ma i lavori di amplia¬mento iniziarono solo nel 1500. L'originaria cappella di S. Giorgio era rimasta intatta ed il suo altare era diventato l'altare maggiore della chiesa, attorno la cappella era stato eretto un corpo molto più ampio corrispondente alla navata centrale dell' odierna chiesa par-rocchiale; a questo corpo erano state aggiunte le cappelle dell' As¬sunzione per volontà del conte Ajmonetto di Brosso, la cappella di San Michele Arcangelo, la cui costruzione fu voluta dal conte Ber¬nardo Magnis con suo testamento del 1537, di S. Lucia, cappella a cui in seguito venne intitolata la confraternita dei cinturati, della cui fondazione non si sa nulla.
Intorno alla Chiesa sorgeva il cimitero, sommariamente protetto da un muro probabilmente insufficiente per le incursioni degli animali selvatici che allora vivevano nei boschi attorno al paese. Le sepolture all’interno della chiesa erano invece destinate agli ecclesiastici ed ai nobili nelle proprie cappelle private. Con l'ampliamento progressivo della chiesa, il cimitero diventò insufficiente quindi nel 1782 la Comunità realizzò quattro grandi tombe comuni, i cui resti sono ancora visibili ai piedi del campanile, utilizzate fino a quando, nel 1835, fu completato l’attuale cimitero.
I1 campanile si trovava a metà navata sul lato destro della chie¬sa, che era mancante della sacrestia (costruita poi nel 1742), e tutti i paramenti sacri erano conservati in un cassone nel coro di cui non risulta chiara la posizione, come anche delle cappelle dalle prime visite pastorali.
Interessanti sono invece le ordinazioni emanate dal vescovo dopo la visita, il 18 marzo 1583, con le quali i curati e la Comunità venivano invitati a "dar compita forma alla chiesa provvedendo la pavimentazione, spostando il presbiterio verso occidente, soffittan¬do la navata ed erigendo una sacrestia, il tutto entro il termine di sei mesi sotto pena ...” ma come vedremo in seguito passarono molti anni.
Non si hanno notizie precise in merito alla forma della chiesa nel Quattrocento e Cinquecento. Si apprende che nel 1600 l'accesso alla chiesa avveniva attraverso due strette porticine sullo stesso lato dove sorgeva il presbiterio ossia sui due fianchi della vecchia cappella di S. Giorgio poi incorporata nella chiesa parrocchiale. Questo spiega l'invito a spostare il presbiterio per l'apertura di una normale porta d'accesso alla chiesa.
Nonostante tutti questi ordini, tre anni dopo, il canonico: Govanni Sacco, delegato del visitatore apostolico Mons. Angelo Peruai nel 1585, trovò che ben poco era stato fatto: mancava il pavimento, la sacrestia, il confessionale, il cimitero era ancora aperto. Solo le volte erano state edificate, ma la chiesa, pur ampia e spaziosa, doveva essere imbiancata, le finestre erano completamene aperte ed il canonico Sacco ordinò di chiuderle con telai e tela cerata.
Nel 1616, Mons. Giuseppe Ceva nella visita pastorale vide che era in costruzione un nuovo presbiterio, e sul luogo della primitiva cappella di San Giorgio vecchio si era aperta la porta principale a cui se ne affiancava un'altra, secondaria. Sopra la prima porta era affrescata l'immagine di S. Giorgio, mentre sulla porticina laterale si trovava dipinta l'immagine della B. M. Vergine del Rosario, da cui si accedeva alla omonima cappella.
Nulla fu più fatto poi sino alla visita pastorale del 1671: mons. Truchi, visitando la chiesa, la trovò come detto "nimis obscura, et omnino informi», ed ordinò «totam ecclesiam reedificari cum choro versus mediam noctem, et facie versus meridiem intra duos annos proximos».
Considerata la povertà che regnò nel paese per tutto il '600, con la comunità eternamente alle prese con creditori da soddisfare e soldati da alloggiare, non c'è da stupirsi che le radicali soluzioni ordinate da mons. Truchi siano rimaste lettera morta, tant'è che la chiesa è tuttora girata dalla parte opposta a quella da lui desiderata.
Nondimeno lo sforzo della Comunità di Lessolo per rendere un po' più elegante la chiesa fu negli anni seguenti notevole: nel 1673 fu appaltata la costruzione di un nuovo, più ampio coro nonché il presbiterio, sopraelevato rispetto al livello della navata centrale.
La costruzione del coro può essere considerata l'ultimo atto della fase seicentesca, caratterizzata come detto dalla mancanza di una chiara idea sulla struttura da dare alla chiesa. Seguì un periodo di 15-20 anni in cui non abbiamo notizia di ulteriori lavori.
Lavori di una certa importanza furono svolti tra il 1685 ed il 1690: dopo una visita del vescovo, fu appaltata la costruzione della volta della navata centrale attuale, notevolmente più alta di quanto non fosse originariamente.
Poi, un nuovo periodo di stasi sembra calare sui lavori alla chiesa per la controversia tra la Comunità e i signori del luogo a riguardo delle due cappelle di S. Michele e dell'Assunta, di proprietà dei nobili. Queste nell'ambito della nuova struttura della chiesa andavano distrutte e sostituite con le navate laterali, ma non si riusciva a raggiungere un accordo su chi dovesse finanziare l'operazione.
La lite si trascinò a lungo, impedendo che la Chiesa assumesse un aspetto finalmente compiuto. L'altare di S. Michele porta la data del 1790, e non ci sarebbe da stupirsi che i lavori si fossero protratti sino ad allora.
Intanto, nel 1713, si decideva la costruzione del nuovo campanile con due campane, necessario dopo la distruzione di quello vecchio per far posto alla navata laterale destra. Il contratto venne però stipulato solo nel 1718, affidando l'opera all'impresario Pietro Jorio. Nel 1735 veniva aggiunto l’orologio e nel 1758 una terza campana più grande del peso di 550 kg che segnò l’inizio del calvario che afflisse le campane di Lessolo fino a fine novecento tra rotture, sequestri Napoleonici e le minacce di trasformazione in cannoni della prima guerra mondiale.
In tale data la struttura della chiesa aveva ormai raggiunto la forma attuale: finalmente completate le due navate laterali, comunità e chiesa avevano fatto costruire nel 1722 il pulpito, le due cappelle della Madonna delle Grazie e dei santi Clemente ed Antonio Abate. Non mancava che la sacrestia, cui la Comunità provvide nel 1742. La facciata fu invece completata qualche anno più tardi, con la costruzione del porticato (1755) poi l'allargamento della porta d'entrata (1753), la costruzione dell'Altar Maggiore (1768).
Furono questi gli ultimi importanti lavori in muratura compiuti nella chiesa parrocchiale. A metà dell’Ottocento, per la situazione economica e demografica del paese, la chiesa non rifletteva più nelle sue linee esterne assai modeste, le migliorate condizioni economiche del luogo e si rivelava via via sempre più insufficiente a contenere l'intera folla dei fedeli quindi fu preparato un grandioso progetto di ampliamento, ma non ebbe però seguito.
L' 8 novembre 1845 la comunità si decideva cosi a stanziare 2.000 lire, poi portate a 3.000, per l'ampliamento della chiesa mentre gli amministratori di questa erano pronti a spenderne 2.000, e altre 10.000 venivano di lì a poco magnanimamente offerte da due ecclesiastici della zona, il canonico Giuseppe Cignetti e il reverendo Martino Gedda.
Il 21 ottobre 1852 l'architetto Lomaglio di Ivrea presentava un suo progetto di ampliamento, oggi conservato nell'archivio parrocchiale, che prevedeva una spesa complessiva di circa 15.000 lire. Esse sarebbero andate nell'abbattimento dell'attuale facciata, e nella costruzione verso la piazza di un'ulteriore arcata della chiesa, la cui imponente facciata avrebbe dovuto essere nel più schietto stile neoclassico. Del progetto esiste poi una variante la cui costruzione avrebbe richiesto anche alcune modifiche nei muri di sostegno, del piazzale antistante, della strada per il cimitero, della casa parrocchiale e infine prevista, in tempi successivi, pure la costruzione di una cupola di discrete dimensioni.
Del progetto non si fece nulla per il deterioramento dei rapporti tra i pievani (don Rivarono e don Bonafide) e il Comune e più in generale tra la Chiesa e lo Stato (le leggi Siccardi del 1854).
Dal 1809 la chiesa possiede un organo, sostituito nel 1868, poi colpito da un fulmine nel 1885 ed elettrificato nel 1963. Nell’estate del 1986 all’organo, completamente revisionato, si aggiungono sette canne piccole per ottenere la totale efficienza: un lavoro di ben cinque mesi